Area51 Vol.8 – La nuova compilation targata Area51

Ci siamo! Area51, il primo spazio live radiofonico dedicato alle nuove realtà musicali in onda su Radio Città del Capo, è lieta di annunciare a tutte le sue ascoltatrici e a tutti i suoi ascoltatori l’uscita della sua nuova compilation AREA51 VOLUME 8! Applausi, brindisi, calorose strette di mano, sorrisi e convivialità ai massimi livelli!

La compilation in doppio Cd è disponibile in free download a partire da oggi 18 Luglio 2017 sul nostro blog e, soprattutto, potrete ascoltarne lo streaming integrale qui sul sito di Radio Città del Capo: l’opera contiene i brani degli artisti protagonisti di questa edizione del programma e il risultato è a dir poco eccellente, come del resto lo è anche la loro musica. Scorrete l’elenco degli artisti e dei brani sottostante, ce n’è davvero per tutti i gusti!

Track-list Cd 1:
1-WELL IN CΔSENo Dave’s Sky
2-ANT LIONLast Day of Night
3-CACAOBrasilio
4-R-11106
5-OvOImmondo
6-ALESSANDRO FIORIPlancton
7-EUROPEAN GHOSTAugust in Winter
8-CAMPOSHow My Son Started Walking
9-OMOSUMOForse No
10-KAOUENNSand Dunes in a Tale of Sprite

Track-list Cd 2:
1-MONTAUKEstate
2-ISTERICALa Soluzione
3-TUNGUSKAThe Night That I Left You Cold
4-TEGUA Beautiful Theft
5-HIBOU MOYENLinfatica (il bene e il male)
6-TOBJAHIo non lo so come faccio a respirare (Live)
7-GIULIO CANTORE & ALMADIRADopo Aprile Vène Maggio
8-CAFFÈ DEI TRENI PERSIMani in Pasta
9-ALDI DALLO SPAZIOCollision/Over the Moltitude
10-GIACOMO TONIMi Ami *(tratta dalla compilation “Memorie di un Battagliero” dedicata a Davide Oriani)

La compilation è una produzione Area51, è stata mixata interamente da Madesi e l’immagine di copertina è stata realizzata da Marcello Rotondella, il regista di tutti e i cinque i videolip che accompagnano (formando se uniti insieme un cortometraggio) i brani di “Caratteri Mobili” di Carlo Martinelli, la seconda uscita della nostra etichetta Area51 Records!
Dopo i larghi consensi ottenuti in precedenza dalle meravigliose altre compilation a nome Area51 dedicate ovviamente ai protagonisti delle rispettive edizioni (ossia Area51 Vol.1, Area51 Vol.2, Area51 Vol.3, Area51 Vol.4, Area51 Vol.5, Area51 Vol.6, Area51 Vol.7), ecco l’ennesimo nostro personale omaggio a quanto di meglio ci offre la scena underground nazionale. Un omaggio che desideriamo condividere con tutti voi e che ci auguriamo che anche voi vogliate fare lo stesso con chiunque abbiate in mente.

Siamo ormai a Luglio inoltrato e per questa stagione gli appuntamenti “istituzionali” dedicati di volta in volta al live più intervista alla band di turno sono dunque terminati, tuttavia in questo periodo andranno in onda come sempre una serie di puntate che fungeranno da “Best of” del programma e in cui verranno riproposte tutte le band che hanno partecipato a quest’ultima edizione attraverso l’ascolto di alcuni loro brani significativi. Una sintetica e simpatica retrospettiva dunque sui protagonisti di ogni singola puntata, realizzata e commentata dall’autore della trasmissione Madesi spalleggiato dal sottoscritto medesimo curatore del Blog (che per l’occasione si darà un nome e cognome, Simone Aiello).

Nella prima delle 3 parti in cui si articola il “Best of” abbiamo passato in rassegna e ascoltato i brani di Tunguska, Kaouenn, Isterica, Giacomo Toni, Tegu, European Ghost, Hibou Moyen.

Nella seconda parte del Best of si è parlato invece di Cacao, Alessandro Fiori, Aidoru (associazione e band) Caffè Dei Treni Persi, OvO, Omosumo Ant Lion

Nella terza e ultima parte del Best of si è parlato invece di Ant Lion Aldi dallo Spazio Tobjah Well in Case R-11 Montauk Campos, Giulio Cantore

(N.B – Cliccando sui singoli artisti potrete rileggere i Post e riascoltare i podcast delle puntate a loro dedicate)

IMPORTANTE: queste puntate estive di Area51 andranno in onda il Mercoledì alle 21,00 anziché il Sabato!

Puntata 21 – Giulio Cantore & Almadira

L’Estate è ormai alle porte e così come accade per le scuole e per alcune altre attività anche per Area51 è arrivato il momento di chiudere i battenti per quel che riguarda la stagione ufficiale, non prima però di aver dato il dovuto spazio all’ennesima interessantissima realtà musicale proveniente dal territorio circostante. Protagonista di quest’ultima puntata è infatti un artista il quale nome indica curiosamente già di per sè la sua vocazione e la sua professione: é romagnolo ma ha origini pugliesi, si ispira alla tradizione ma con un orecchio proiettato alla musica di frontiera e soprattutto è dotato di una naturalezza espressiva alquanto ancestrale. Un plauso a Giulio Cantore & Amadira!

Giulio Cantore è (appunto!) cantautore, chitarrista e liutaio con la passione per il blues, il funk, il reggae e la world music oltre che per le chitarre che costruisce di fatto egli stesso e che utilizza per conferire particolari sonorità ai brani, sia per quel che riguarda la scrittura che per quel che riguarda l’esecuzione. Dal 2006 al 2008 frequenta la Scuola di Liuteria del Centopievese e impara a modellare il legno (le confezioni dei suoi cd per esempio sono infatti ricavate da tronchi lavorati da egli stesso!) per costruire strumenti a pizzico. In quegli anni, si avvicina alla Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli e riprende contatto con la musica tradizionale pugliese, che oltretutto fa parte della sua storia familiare. Compone e incide “L’anca uscita dal somaro” con gli Ossanema e inizia a suonare con il gruppo di musica popolare Bevano est. Nel 2008 raggiunge alcuni amici in Andalusia, frequenta le botteghe dei maestri liutai e comincia ad interessarsi seriamente del Flamenco. Qualche tempo dopo avvia ufficialmente il progetto Giulio Cantore & Almadira del quale fanno parte Stefano Fabbri (percussioni), Fabio Mina (flauto traverso, bansouri, doudouk) e Marco Liverani (basso, weissenborn e armonica) e con il quale ha fatto uscire i due album TALEA (2016, A14) e il recente DERIVE (BAJUN RECORDS).

Quest’ultimo è stato composto arrangiato e prodotto con strumentazione appositamrente costruita che comprende chitarra flamenca, chitarra hawaiiana, chitarra baritona, chitarra soprano e cavaquinho portoghese, e contiene brani sia strumentali che cantati in italiano (ma che non disdegnano interessanti derive dialettali, funzionali e colorate) incentrati sul tema del mare e con testi derivanti da scene di vita quotidiana. Musica popolare, cantautorato, flamenco, ritmi tribali ed un pizzico di World Music si incontrano, si danno ripetutamente il cambio, si uniscono e si susseguono in maniera armoniosa e suggestiva: ne consegue un’interessante selezione di brani ben riconducibili l’uno con l’altro, ricchi di un lirismo di fondo che li fa sembrare tanti piccoli capitoli musicati di un unico grande racconto.

Questo il Videoclip di “Almadira”, brano che suona esattamente come una dichiarazione di intenti sui contenuti proposti dal progetto capitanato dal musico Giulio Cantore:

FB: https://www.facebook.com/trioalmadira/

That’s all, Folks! Area51 vi saluta e vi dà appuntamento alle prossime settimane con i suoi consueti “Best of” di fine stagione, suddivisi come sempre in tre puntate in cui ci andremo a riascoltare tutti gli artisti protagonisti di questa edizione.
Stay tuned!

Puntata 20 – Campos

Stiamo ormai volgendo al finale di stagione per quel che riguarda le puntate di Area51 ma non per questo abbiamo esaurito le nostre cartucce: gli ospiti di questa settimana sono infatti una band assolutamente curiosa e stimolante, ubiqua nel processo di formazione ma coesa per quel che riguarda il risultato finale, dato non tanto dalla semplice somma delle parti quanto dalla naturale sovrapposizione di esse: i Campos!

La band nasce a Pisa nel 2011 dalla collaborazione tra Simone Bettin (Chitarra e voce, già bassista dei Criminal Jokers) e Davide Barbafiera (Synth e Sampler): qualche tempo, dopo in seguito al trasferimento di Simone a Berlino divengono un progetto a distanza, ma tuttavia in questo modo si unisce al gruppo anche l’australiana Dhari Vij (Basso). La band comincia dunque a completare i loro brani, proponendoli dal vivo nei club e nei bar della capitale tedesca e, tra il 2015 e il 2016, registrano finalmente il loro primo disco Viva (2017, Aloch Dischi/Woodwoorm, distribuzione Audioglobe), masterizzato e prodotto dal Dj berlinese Jan Driver, album legato da un filo conduttore per cui le canzoni si fondono e scorrono l’una nell’altra.

Il risultato è una fusione di acustica ed elettronica dove loop costanti ed ipnotici si alternano a ritmi più instabili e bizzarri, il tutto mescolato ed arricchito da arpeggi di chitarra, da una voce profonda e da morbidi giri di basso. La musica proposta dai Campos risente dunque di un’anima bifronte dove la morbidezza, il senso di accoglienza e la melodia tipici del Folk si sposano con le inquietudini, gli straniamenti e i beat dell’elettronica di provenienza techno, in una miscela eterogenea molto interessante dove la voce dà profondità e spessore ai brani che risultano così maggiormente pittorici anziché narrativi.

I richiami al folk ed al blues sono evidenti soprattutto in alcuni passaggi dove non mancano ispirazioni che richiamano alla mente artisti del calibro di Black Heart Procession e Mark Lanegan, soprattutto perché i brani sono essenzialmente strutturati come ballad: la band comunque riesce a donare a questo genere (che di per sè non lascerebbe molto spazio ad interpretazioni troppo differenti da quello che è) una veste inedita grazie soprattutto alla sua abilità nel mischiare con delicatezza naturalezza e profondità i differenti contesti sonori.

Questo il Videoclip di “I Am a Man”, apripista di “Viva”: un etereo compendìo o anche bilgietto da visita di quello che vi aspetta durante il corso di questo album basato su gusto ed atmosfera!

FB: www.facebook.com/camposband
Bandcamp : camposband.bandcamp.com
Soundcloud: soundcloud.com/camposband

Puntata 19 – Montauk

Finalmente! Dopo una serie di contrattempi indipendenti dalla propria volontà e dalla propra natura Area51 si riappropria del suo decennnale ruolo di dispensatrice di realtà musicali di qualità e torna a farlo decisamente a gamba tesa: gli ospiti di questa settimana sono infatti una band che potremmo definire “efficace”, capace com’è di arrivare dritta al sodo e di saper esporre bene i propri punti forti attraverso i brani, caratteristiche queste che hanno permesso loro di portarsi a casa proprio recentemente (grazie anche e soprattutto ad un live degno di questo nome) l’accesso diretto all’edizione 2017 di Arezzo Wave aggiudicandosi in maniera indiscutibile la vittoria durante la finale di Ravenna, valevole per le selezioni regionali legate al Festival. Un grandissimo applauso ai Montauk!

La band è di sede a Bologna ed è attualmente formata da Leonardo Albanese (Chitarra e voce) Maurizio Cavaliere (Basso e voce) Fernando Ferrer (Batteria) e Vincenzo Gramegna (voce): il monicker fa riferimento alla spiaggia in cui Joel Barish e Clementine Kruczynski si incontrano nella prima volta durante il film “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” ma anche al presunto luogo omonimo in cui il governo americano ha condotto alcuni esperimenti segreti sulla mente umana a fini bellici: il primo album dal titolo omonimo è uscito nel 2013 per Seahorse rec. registrato al Vacuum studio di Bologna, lavoro che fa conoscere subito la band la quale viene dunque coinvolta nel primo volume della compilation “TINALS” (Toloselatrack) partecipando con il brano TOXIC (si, proprio la cover di Britney Spears!!!). Qualche mese fa è stata la volta del secondo lavoro “Vacanza/Gabbia”, uscito per Labellascheggia Rec. e registrato da Enrico Baraldi: il primo singolo “Il Freddo” è stato anche inserito (in versione alternativa) nella compilation “Viscere 3” (Stop Records, Upwind Productions, LaFine, Sciroppo Dischi). Il tutto quasi completamente all’insegna del DIY!

Da come si può evincere dalle premesse si tratta dunque di una band con spirito Punk, approccio Hardcore, sonorità Noise e brani con melodie dal retrogusto Pop ma nonostante ciò sporchi, incazzati, urlati e “sentiti”, sia nei momenti più energici che in quelli più rilassati; il tutto è guidato magistralmente dal cantato di Vinz (che per chi scrive in alcuni passaggi ricorda vagamente e piacevolmente le intepretazioni di Mike “Cyco Myko” Muir dei Suicidal Tendencies), alternato tra “spoken words” e “scream” con testi in italiano (questo senz’altro un valore aggiunto) molto interessanti.

La band non vuole stupire con effetti speciali o con chissà quali trovate da baraccone, sa scrivere ed intepretare essenzialmente delle buone canzoni che, cosa non così scontata di questi tempi, sanno “trasmettere” e sanno arrivare all’ascoltatore. Il merito di questo va anche alla loro notevole dimensione live, carica e dirompente, nella quale pur non guardando in faccia niente e nessuno garantiscono la massima resa in termini di spettacolo e partecipazione emotiva.

Questo il videoclip del brano “Privata”, apripista di Vacanza/Gabbia. Oltre a trattarsi di un pezzone assolutamente “killer”, per quel che riguarda il video in se collaborano alcuni artisti amici di Area51: il concept è di Frank Brait (opsite nell’edizione 2015), la produzione è targata Collettivo Misto Mame (dei P.O.M.A., ospiti nell’edizione 2016) e la regia è a cura di Marcello Rotondella, l’artefice dei videoclip che hanno accompagnato tutti i brani contenuti nell’Ep “Caratteri Mobili” di Carlo Martinelli (ospite nell’edizione 2016), ovvero la seconda uscita ufficiale della nostra etichetta Area51 Records. Un plauso a cotanta qualità racchiusa in un unica opera!

Sito web: http://imontauk.wordpress.com/
Facebook: https://www.facebook.com/montaukband/
Bandcamp: https://montauk3.bandcamp.com/
Instagram: https://www.instagram.com/montauk_off/

Puntata 18 – R-11

Quasi involontariamente, a distanza di una sola settimana dalla precedente, anche in questa puntata Area51 dedica la sua attenzione ad una realtà musicale strumentale di stampo jazz, l’ennesimo ottimo progetto che fiero del suo cipiglio e della sua bravura tecnica ha tutte le carte in regola per essere annoverato tra le compagini più intriganti della stagione. Loro vengono da Parma, se ne infischiano delle luci della ribalta e pensano essenzialmente a suonare (e come suonano!) dell’ottima musica: gli R-11!

Il monicker R-11 è la contrazione di “’Round Eleven” (in riferimento all’orario solito delle prove della band ma anche un rimando a Round Midnight, noto standard jazz di Thelonius Monk): si tratta dunque di un trio di impronta jazz nato originariamente nel 2000 ma composto attualmente (dopo una serie di avvicendamenti tra cui l’esclusione dello strumento sax in favore della sempre apprezzata e mai banale chitarra) da Michele della Malva (basso), Roberto Reggiani (batteria) ed Andrea Silvestri (chitarre), formazione con la quale nel 2012 debutta con un lavoro di 7 brani strumentali dal titolo “Lupusin Trio” (Lizard Records) dove il jazz-rock anni 70 si mescola con inserti di jazz classico e qualche spruzzata di ritmica metal; il secondo lavoro “WASCHMASCHINE” (Lizard Records/HysM? Records) è invece datato 2014 e vede la partecipazione di Fabio Magistrali alle riprese e mixing.

Definire la loro musica Jazz è semplicemente riduttivo: tuttavia, senza perdersi troppo in nomenclature di genere (poiché si potrebbero allegramente citare math rock, prog, psichedelia, funk e chi più ne ha più ne metta…) diciamo che si tratta di composizioni molto libere che nonostante poliritmie, repentini cambi di umore, sperimentazioni e dissonanze risultano comunque asciutte e ben connotabili, poiché basate sulla giustapposizione melodico/armonico e quindi senza che l’una predomini mai sull’altra.

Incredibile come all’ascolto di ogni brano vengano chiaramente fuori le peculiarità di ogni singolo musicista. Innanzitutto il basso, elemento portante del trio che viene utilizzato in tutti i registri possibili ed immaginabili scandendo ritmica, tonalità ed armonia con disinvoltura, merito anche di mezzi tecnici di prim’ordine a disposizione del buon Michele, abile a cogliere al meglio nel suo stile l’insegnamento di numi tutelari quali Jaco Pastorius e Les Claypool; poi la chitarra di Andrea, abile a tessere trame intriganti dal sapore alquanto “Frippiano” in grado di inserirsi in maniera multiforme e cangiante tra batteria e basso; e poi, last but not least, il drumming di Roberto, quasi in punta di piedi, mai invasivo eppure ben presente, secco, denso, disciplinato nel fare sempre la cosa giusta, in una parola preciso!

Questo il video di “Boaga”, brano contenuto su “Waschmaschine” dalle tinte caraibiche dall’incedere alquanto ipnotico, scandito da armonici che lo rendono in qualche modo persino ancestrale:

SITO WEB: https://r-11.bandcamp.com/
FB: https://www.facebook.com/Round11/
TW: https://twitter.com/r11trio

Puntata 17 – WELL in CΔSE

Protagonista di questa puntata di Area51 è un trio elettroacustico composto da musicisti semplicemente fenomenali: chi conosce la storia della nostra trasmissione sa bene che anche altre volte ci è capitato di imbatterci in progetti votati a generi musicali più sperimentali ed intricati, basati soprattutto sulla preparazione tecnica individuale, tuttavia in questo caso ci si trova di fronte a dei ragazzi ancora molto giovani ma che sembra suonino insieme già da decine di anni. Altro punto di interesse è senz’altro il monicker, una sorta di inglesizzazione del cognome di uno dei membri della band ma che suona bene e rimane molto impresso anche in fase di sola lettura, con tanto di chicca grafica.
Un benvenuto speciale dunque ai bolognesi WELL in CΔSE

Già soltanto scorrendo i percorsi di studio musicale di ogni singolo componente si può ben capire come nonostante la giovine età appunto qui ci si trovi di fronte a musicisti di un certo livello. Il trio è dunque formato dal chitarrista Davide Benincaso (-Benincaso/Wellincase- laureando in chitarra jazz presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna e collaboratore della start up MIND Music Labs, ideatrice della SENSUS, prima smart guitar al mondo) dal pianista Filippo Bubbico (basso synth e tastiere, diplomato al SAE institute di Milano come sound engineer, laureando presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna e vincitore della borsa di studio per la Berklee Summer School 2017 a Umbria Jazz Clinics) e dal batterista Vincenzo Messina (iscritto presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna, ha studiato con Ettore Mancini, noto musicista e didatta romano e vanta collaborazioni del calibro di Gregory Burk, Pietro Tonolo, Michelangelo Decorato)

Nel Novembre del 2016 è uscito l’omonimo Ep d’esordio (edito da Workin’ Label, registrato presso lo Studio Pratello di Bologna e mixato e masterizzato da Filippo Bubbico), un lavoro che spazia tra jazz/rock ed elettronica (con reminescenze che spaziano dai Weather Report ai Tortoise), basato sulla costante ricerca dell’arrangiamento collettivo perfetto. Al di là della confezione e del lavoro in studio, quindi delle premesse, delle intenzioni esecutive insite nella stesura dei brani e del portfolio di ognuno di loro, basta provare ad ascoltare la band soprattutto dal vivo per scoprire quanto le alte aspettative che già nutriremmo di default vengano addirittura ampiamente superate: affiatamento, gusto, tecnica, classe, cura nei suoni e negli arrangiamenti, il tutto eseguito e proposto in maniera fluida e cristallina e con una buona dose di verve con il risultato che, nonostante suonino un genere tendenzialmente “complesso”, la loro musica risulta comprensibile ed accessibile anche ad un orecchio meno abituato a controtempi e modulazioni, creando dunque anche una sorta di empatia nell’ascolto.

I WELL in CΔSE incarnano di fatto la differenza sostanziale che passa tra musicisti ipertecnici che compongono musica fine a se stessa e fanno a gara a chi è più bravo tra loro e quelli invece che, pur partendo da mezzi tecnici altrettanto eccelsi, sanno come comporre linee armoniche e melodiche al servizio della musica d’insieme, e quindi brani veri e propri; tutto sembra essere ben calibrato e non si ha mai l’impressione di ascoltare musicisti ossessionati dalla propria bravura ma anzi piuttosto divertiti!

Questa è “No Dave’s Sky”, il primo singol estratto dal loro Ep: cos’altro aggiungere se non “brano ed esecuzione di pregevole fattura”?

Soundcloud: https://soundcloud.com/user-254635791
Facebook: https://www.facebook.com/wellincase/

Puntata 16 – Tobjah

“Nella vecchia fattoria ia-ia-o, quante canzoni ha il buon Tobjah ia-ia-o”. Senza alcun intento canzonatorio usiamo questo incipit proprio per inquadrare in maniera simpatica l’atmosfera totalmente pop-folk che pervade la musica del nostro ospite della settimana, un cantautore che in linea con un immaginario di riferimento decisamente anni 60, ha deciso in maniera ancestrale di presentarsi al pubblico e fidelizzarlo dapprima con un tour in cui ha presentato canzoni proprie che solo successivamente verranno raccolte in un disco, a mo’ di canzoniere. Ecco a voi, appunto, Tobjah

Tobia Poltronieri (vero nome) è un cantante/compositore/chitarrista proveniente da Verona, già fondatore del progetto C+C=Maxigross (ospiti qui ad Area51 durante l’edizione 2014) e dell’etichetta/studio di registrazione Vaggimal Records, un cantuccio suggestivo sito nel cuore delle montagne veronesi dal quale organizza e gestisce eventi culturali che riguardano la comunità delle valli della Lessinia (è infatti anche direttore artistico di Lessinia Psych Fest, Festival Internazionale Popolare di Musica Psichedelica giunto alla seconda edizione). A livello di background musicale vanta collaborazioni varie di tutto rispetto con artisti del calibro di Cooper Seaton, Marco Fasolo, Oliver Coates, Hakon Gebhardt, Laetitia Sadier, Martin Hagfors), motivo per cui non gli è stato difficile lanciarsi con buoni risultati in una nuova avventura parallela: soprattutto negli ultimi due mesi si è esibito infatti in giro per l’Italia (lambendo anche la Svizzera) come solista col monicker TOBJAH armato di chitarra ed armonica, portando a spasso dunque una serie di canzoni che faranno parte dell’album che sta registrando proprio durante questi giorni.

Dal punto di vista armonico e melodico questi brani seguono le coordinate della sua band madre, quindi possiamo apprezzare al loro interno continui rimandi alla psichedelia folk di stampo nordeuropeo anni 60, con gli intrecci vocali a farla da padrone: ovviamente essendo proposti in acustico l’intimismo e l’introspezione vengono maggiormente esaltati, merito anche della bravura strumentale/vocale e dell’atmosfera bucolico-lisergica che il nostro Tobia sa elicitare agli apparati sensoriali dell’ascoltatore. La vera novità è tuttavia l’utilizzo del cantato in italiano, il vero banco di prova per saggiare le reali capacità espressive, intepretative e compositive per un artista nostrano che aneli a far arrivare in maniera naturale il suo messaggio reale, qualunque esso sia.

Questa è “Non so dove andrò” in presa diretta, uno dei brani che verosimilmente farà parte dell’imminente album di Tobjah. Secondo noi già si regge benissimo così!

Facebook: Tobjah

Puntata 15 – Aldi dallo Spazio

Protagonista di questa nuova puntata di Area51 è una band assolutamente emergente formata da cinque giovani Ragazzi in Erba ma tecnicamente ben preparati e musicalmente con le idee già molto chiare. Hanno un monicker tra il serio e il faceto ma di sicuro impatto, che lascia trapelare e traspirare psichedelia e richiami ancestrali ed è dunque sostanzialmente riconducibile alla musica che propongono (come succedeva anche per i nostri indimenticati vecchi amici Maya Galattici, ospiti nell’edizione 2012 del programma). Da Ravenna ecco a voi gli Aldi Dallo Spazio.

Non c’è tuttavia nessun Aldo nel vero senso della parola in formazione: dietro l’acronimo Awesome Lysergic Dream Innovation si celano in realtà Dario Federici (voce e tastiere), Marco Braschi (basso), Davide Mosca (chitarra), Simone Sgarzi (chitarra e cori), Lorenzo Guardigli (batteria), un ensemble riunitosi nel 2015 a partire da due band differenti che solevano fare delle jam session insieme e che poi hanno deciso di confluirsi a vicenda. Entro questa Estate è previsto il loro debut album autoprodotto QuasAr, titolo tributo agli studi di uno dei componenti ma anche all’immaginario della band stessa.

Il gruppo nutre un amore viscerale per tutto ciò che è ascrivibile al sound tipico degli anni ’70 con un occhio di riguardo soprattutto al Prog (Genesis), che sia quello più tendenzialmente Hard (Deep Purple, Led Zeppelin), che sia quello più tendenzialmente Psichedelico (Pink Floyd) o addirittura quello nostrano di cui una volta noi italiani potevamo vantarci in giro per il mondo (PFM), il tutto fregandosene allegramente se questa loro scelta di vita possa sembrare in qualche modo démodé. Gli Aldi infatti si assumono le loro responsabilità e affrontano a viso aperto la sfida giocandosi alcune carte molto importanti a loro disposizione tra cui la perizia strumentale di ogni singolo musicista (ad un ascolto attento si capisce tra l’altro come nessuno di loro si specchi semplicemente nella bravura fine a se stessa ma dia invece una “vita” al proprio strumento) e soprattutto la spontaneità, la vera base su cui partire e poi insistere per non rischiare di cadere nei clichè di una musica tanto affascinante quanto comunque “stagionata”. La caratteristica principale della band comunque resta l’abilità nel riuscire tramite un approccio scanzonato, diretto e naturale a muoversi in lungo e in largo nel territorio tanto caro al cosiddetto Riccardone (qui una faceta ma comprensibile descrizione del termine in questione), creando un’interessante contrapposizione interna il cui risultato sono dei brani che seppure densi e massimali risultano sostanzialmente snelli all’ascolto.

Un gruppo sicuramente tutto da esplorare e nel contempo in fase di autoesplorazione che, lo garantiamo, farà presto parlare di sè: di seguito il trailer dell’album di debutto prossimo venturo (che non a caso si chiama) QuasAr:

Facebook: Aldi Dallo Spazio